Archivi tag: ammalarsi in vacanza

STRESS DA VACANZE O VACANZE DALLO STRESS?

Sarà il mio lavoro, ma ne sento di tutti i colori quando si tratta di vacanze. Dopo aver passato in rassegna le forme più comuni di stress da vacanza condividerò alcune riflessioni personali, con qualche proposta e suggerimento a fine articolo per non mettere in valigia lo stress e godersi appieno riposo e ricarica.

AMMALARSI IN VACANZA pare sia molto comune. Se si accumula tanto stress (tensione, mancanza di riposo, preoccupazioni, orari pressanti, scadenze incombenti, conflitti e ansie assortite nell’ambiente di lavoro) durante l’anno, e l’unico periodo di rilassamento sono le agognate vacanze, indovinate quando il corpo può permettersi di rilasciare le tensioni e occuparsi dei danni accumulati durante l’anno? Come spiego nella voce “gestione dello stress” nel menù del mio sito, un’attivazione cronica del sistema nervoso simpatico, quello dell’adrenalina e dell’attacco fuga, senza una sana alternanza con gli stati riparatori attivati dal sistema parasimpatico, che rilassa e rigenera, porta a un costante logorio del corpo, e in particolare del sistema. Se si tiene conto che uno dei sistemi che il corpo usa per far fronte a un “troppo pieno” di tossicità è quello che le nonne chiamavano uno “sfogo”, che uno dei sistemi principali di mobilitazione del sistema immunitario è l’innalzamento della temperatura corporea per eliminare patogeni e mobilitare difese, e che l’eliminazione più veloce è a livello delle vie aeree o dell’intestino, ci sono tutti gli ingredienti per soccombere al primo virus che passa, col risultato di passare le vacanze chiusi in camera ammalati. Per il corpo è un reset e una disintossicazione che si prende come può, comprensibilmente vissuto come una sfortuna e un’ingiustizia da chi ha forzato costantemente i limiti tutto l’anno. La cosa peggiore è che spesso non si coglie il nesso fra trattare male il mio corpo durante l’anno e ammalarsi in vacanza. Segno ancora peggiore è ammalarsi nel week end. Il corpo ha proprio bisogno d’aiuto se è costretto a far così. Un’influenza ogni tanto può essere considerata uno scarico, ma se i sintomi sono più frequenti, o più veementi, bisogna prendere provvedimenti.

 

VACANZE FATICOSE. Ci sono vacanze che sembrano lavori forzati e lasciano spossati. In quest’epoca sembra che sia un obbligo anche divertirsi, FARE tante cose, riempire ogni spazio vuoto, un po’ come nella vita frenetica in città (la forza dell’abitudine). È considerato normale andare in vacanza in posti sovraffollati dove si fanno lunghe code in macchina per arrivare nella località prescelta, con altro traffico e difficoltà di posteggio per andare in spiaggia, portandosi dietro lo stress da sovraffollamento e inquinamento in cui si è immersi in città. Lunghissimi viaggi in autostrada, estenuanti trasferimenti in aereoporti, cambiamenti di fuso orario magari due volte in otto giorni… il corpo non vive tutto questo come un bel regalo rilassante.

 

VACANZE NOIOSE. Annoiarsi in vacanza è un altro bel sintomo di un ritmo troppo pressante durante l’anno. Il corpo è abitudinario: se per motivi di vita e di lavoro si devono rispettare ritmi massacranti durante l’anno, trovarsi all’improvviso senza orari da rispettare e niente da fare è una specie di shock. Se si tiene sempre lo stesso ritmo è difficile cambiare, e quello che per alcuni è un piacevole riposo per altri è un’insoppostabile tedio.

 

ESPLOSIONE DEI CONFLITTI IN VACANZA, un altro grande classico. Non c’è una vacanza giusta in assoluto. Caratteri molto attivi apprezzano attività sportive e ritmi intensi perché sentono il bisogno di scaricare tensioni. Altri sentono il bisogno di riposo, puro e semplice: per loro il far niente è dolce, e si ricaricano così. Se però si uniscono esigenze almeno apparentemente opposte, e se non c’è dialogo e creatività nel conciliarle, e se magari ci mette lo zampino lo stress (l’adrenalina aiuta a litigare meglio e più intensamente, è l’ormone che serve per combattere…) i conflitti cominciano dalla scelta delle vacanze. C’è anche da considerare che in vacanza c’è più tempo libero e si sta più insieme: se i conflitti ci sono, e si è evitato più o meno consapevolmente di affrontarli con la scusa dei ritmi suddetti , è facile che emergano in vacanza.

 

VACANZE TROPPO BREVI. Di questi tempi una settimana in vacanza è già tanto, con quello che costa, ma le vacanze non sono brevi solo per motivi economici: in molti non possono assentarsi dal lavoro più a lungo di così. E non solo nel caso dei dipendenti. Ci sono tanti lavoratori indipendenti, o figure di responsabilità che non hanno problemi di liquidità, ma di ritmo: i dipendenti magari non possono, ma gli altri non riescono a staccare.

 

Ho dipinto un quadro a tinte troppo fosche? Dal mio punto di vista le vacanze come le feste di Natale o Pasqua sono solo la cartina al tornasole della qualità della vita. Uno stile di vita basato sul fare, sull’apparire, sul consumare, su obblighi percepiti dall’esterno e sull’omologazione, in una parola su tutto ciò che è esteriore, tende a portare a una infinita e infelice ricerca di qualcosa di irraggiungibile perché perennemente proiettato fuori di sé. Nella mia piccola rassegna degli orrori se notate ho fatto riferimento a situazioni standardizzate, molto frequenti, anzi così frequenti da essere considerate normali. Diciamo che le vacanze non sono diverse dalla vita, ognuno porta se stesso con sé: nello stesso posto e a parità di condizioni una persona può essere immensamente felice e un’altra cupa o scontenta. Ci sono quelli capaci di essere felici che lo saranno in ogni condizione, e che di solito non soffrono di stress, e quelli che hanno bisogno di imparare questa capacità, e fortunatamente oggi è possibile.

 

UN ALTRO MO(N)DO E’ POSSIBILE: basta dare ascolto, attenzione a tutte le parti di noi stessi, e non solo a quel che viene da fuori. Una qualità squisitamente umana ci permette di osservare i nostri pensieri, di accorgerci delle spinte abituali. Si chiama consapevolezza. E c’è una via facile facile per svilupparla: ascoltare le sensazioni corporee. Si, proprio semplice, e portatile: la mente per definizione mente, ma il corpo dice sempre la verità. Quando riceviamo una notizia piacevole, o qualcosa si risolve insperatamente, parte un respiro lungo, un sospiro di sollievo si dice, mentre quando c’è l’ansia non c’è verso di far arrivare il respiro alla pancia. È fin troppo comune che un percorso di ascolto cominci da acciacchi e dolori, perchè sono abbastanza forti da richiamare la nostra attenzione, ma c’è un altro indicatore potentissimo che viene dal corpo, ed è il piacere. Piacere, sollievo, respiro libero, cuore aperto, gioia, allegria, quella roba lì. Come si fa a distinguerlo dalla banale soddisfazione di dipendenze (fumo tv social cibo sigarette etc)? Semplice: non viene sempre meccanicamente dalla stessa fonte. E forse un termine migliore di piacere è gioia. Così, la scelta delle vacanze può essere basata su un semplice criterio: cosa mi dà gioia?

 

LA GIOIA È L’OPPOSTO DELLA NOIA: per provare gioia devo essere presente a me stesso, sentirmi, mentre la noia è solo non sentire niente. È quando non si sente che c’è bisogno di stimoli sempre più forti. Se avere degli spazi vuoti fa provare noia è perché si è perso il gusto dell’ozio, che per i latini non era il padre dei vizi, ma lo spazio in cui dedicarsi a ciò che nutre e dà gioia al cuore. L’ozio per i classici era lo spazio tempo dedicato alla coltivazione di sé. Parlare di coltivazione mi fa pensare alle discipline orientali, così attuali anche se antichissime perché nel movimento lento del tai chi o nelle posizioni dello yoga quello che si ascolta è l’interno, il respiro, il dialogo fra corpo e postura, un mondo intero all’interno. Ho passato più di trent’anni ad osservare il respiro, mio e dei miei allievi di rebirthing. Invariabilmente alla fine della seduta di respirazione il cuore trabocca di gioia, la mente di idee e possibilità: non siamo vuoti dentro, basta stare in ascolto, andare oltre tensioni e preoccupazioni abituali ed emerge la nostra realtà più profonda, la vitalità e la gioia. Questa è la mia definizione di vacanza dallo stress.

 

IN VACANZA DALLO STRESS. Un insegnante che stimo molto, Ron Young, ai tempi in cui facevo formazione con lui (inizio anni ’90) diceva che le vacanze dovrebbero durare tre settimane: se ricordo correttamente diceva che la prima serve per riposarsi e rallentare il ritmo, la seconda per divertirsi e rigenerarsi, e la terza per sistemarsi e partire ricaricati. Come non concordare con un consiglio così saggio, dato da un guaritore di fama internazionale, i cui allievi sono oggi per la maggior parte medici? Si può obbiettare che non tutti hanno il tempo, e non tutti possono allentare il ritmo. Vero, come abbiamo visto nella prima parte dell’articolo. Ma tornando a rivedere le varie tipologie di vacanze stressanti si può dire che abbiano una cosa in comune: la distanza da sé, e l’inconsapevolezza del ritmo di cui si è preda. A questo scopo il consiglio che posso dare io è quello di cominciare ad allentare lo stress subito, prima di partire, proprio con piccoli cambiamenti di ritmo: facendo una strada diversa dal percorso abituale casa lavoro, inserendo piccole cose che ci piacciono nelle abitudini quotidiane.  Io abito e lavoro a Genova: per noi far due passi sul mare non costa niente, e abbiamo colline e laghetti subito fuori dalla città: passeggiare nella natura è rigenerante, e ha effetti meravigliosi di abbattimento dello stress. Su internet è pieno di rilassamenti guidati, e anche nel mio canale (clicca qui per andarci) metto a disposizione meditazioni guidate che usate con regolarità permettono a costo zero (basta un quarto d’ora al giorno) di prepararsi alle vacanze abbassando prima il livello di stress. Per chi senta bisogno di un percorso accompagnato sono a disposizione, è un percorso alla scoperta del piacere di dare spazio al meglio di sé. E per chi non ha tempo o ha un budget tirato vale la pena di prendere in considerazione una consulenza una tantum: le ho battezzate “Tiramisù”. Certe volte non ci si può concedere molto, e in quei casi un piccolo intervento è molto meglio di niente, e può mettere sulla buona strada per trasformare le vacanze in un momento di recupero e rigenerazione.